Lavoro... un miraggio

Eccoci! Vi propongo qualche capitolo del mio libro "Risorse UMANE ovvero Una storia di ordinaria mobilità"

PROLOGO
I CONCORSI
EPILOGO (Al servizio di Sua Maestà)

PROLOGO

Eccoci! Era l'esclamazione preferita del mio professore di lingua inglese alle scuole superiori e, da un po' di tempo, l'ho fatta mia.

Eccoci, dunque, da dove cominciamo? Tanto per cambiare da metà o meglio quasi dalla fine.

All'inizio del 2011 sono uscito dal circo della produttività, quello che chiamiamo lavoro: dimissioni volontarie con incentivo.

Ma, procediamo con ordine. Azienda in crisi, cassa integrazione, mobilità incentivata: un percorso oramai diffuso, ma non per questo meno difficile.

Dapprima l'ho sentita come una liberazione, poi la preoccupazione ha cominciato a convivere con il senso di libertà e di smarrimento.

Giorno dopo giorno ho riscoperto momenti e sensazioni che non ricordavo più.

A poco a poco mi sono allontanato dal modo di pensare ordinario, quello dell'impiegato che passa buona parte della sua giornata in un contesto aziendale.

All'improvviso ho iniziato a vedere tutto in maniera più lucida e distaccata e a capire quanto il vero me stesso fosse stato imbrigliato, irretito, imprigionato. Non che non ne fossi cosciente: già ai tempi dell'università mi sentivo chiuso ed inquadrato.

La rete del lavoro è una delle tante innaturali tappe della vita, pressoché tutti ne rimaniamo impigliati, pochi riescono a tenersene alla larga.

- Prendiamola bene - mi sono detto - ti è stato fatto un dono: provare l'emozione di essere libero, vedere cosa c'è dall'altra parte della rete e scoprire nuovi metodi di vita.

Diciamola tutta: un dono perché ho avuto la fortuna di essere incentivato alla mobilità, il che mi permette di non morire di fame per tre anni.

Eccoci! Ho divagato, ma è difficile dare un ordine ai pensieri e alle idee che sopraggiungono all'improvviso. Per gli anglofoni è brainstorming, per me è solo un ingarbugliamento di idee.

Per farla breve questo è un resoconto parziale di come sono trascorsi i tre anni di mobilità durante i quali ho cercato una ricollocazione lavorativa consona alla mia professionalità, ho tentato nuovi sbocchi lavorativi, ma soprattutto ho avuto il tempo per analizzare almeno una parte del mondo in cui fino ad ora sono vissuto.

E' stato scritto a caldo, nei momenti più cupi ma anche in quelli, non pochi, luminosi ed è stato rivisto al termine del sovvenzionamento economico, con gli occhi e il cuore di un acrobata ormai sul filo senza rete.

I risultati? La presa di coscienza che con le proprie forze si fatica molto e che con le spalle coperte da un'azienda si guadagna molto, ma molto di più. Difficilmente si perde di vista la realtà delle cose, perché ci si vive dentro, non col tramite di un'entità astratta. E, soprattutto in questo assurdo periodo, si tocca con mano la portata degli errori di un sistema economico oramai collassato che un gruppo senza scrupoli cerca di tenere in vita unicamente per i propri interessi.

Sì, ho detto che questo è un resoconto, ma a vederlo senza gli occhiali rosa del 'tutto va bene', è soprattutto un grido di accusa rivolto questa volta non a chi pensa di volare in alto, a chi crede di gestire e manipolare una massa di automi abbindolati dalla tecnologia sempre più invadente, dalle ricette di cucina onnipresenti, dal calcio che da sport nazionale si è tramutato in religione integralista. No, il j'accuse è puntato proprio su chi non vola proprio, quei peones ormai diventati polli: quelli che non vogliono guardare la realtà e non vogliono fare nulla per migliorarla. Eppure è questa massa che sostiene e mantiene questa situazione aberrante perché non ha voglia di rivedere né i propri bisogni, né le proprie necessità. E' tempo di tenere alta la guardia e vegliare su tutti i tentativi di deriva sociale e politica a costo di sembrare paranoici. Addentratevi tra le notizie dette e quelle non dette, in quello spazio nascosto ai molti e in cui si operano i più luridi misfatti. E non pensate che in fondo c'è sempre qualcuno che lo farà prima e meglio, perché quel qualcuno ormai siete voi.


I CONCORSI

Ancor prima di uscire dall'azienda ho utilizzato le mie ferie per partecipare ad alcuni concorsi.

Sei concorsi in un paio di mesi comprensivi di test di ammissione, prova scritta e, in un unico caso, prova orale.

Migliore piazzamento: quinto per un posto da diplomato in una cittadina di provincia.

Io nei concorsi ho sempre avuto poca fiducia: ora quasi nessuna. No, mi rettifico: assolutamente nessuna.

In almeno tre dei concorsi a cui ho partecipato è accaduto qualcosa di anomalo.

Nell'unico concorso in cui sono passato allo scritto e, per dovere di cronaca, con il miglior punteggio a pari merito con un'altra partecipante, mi è bastato un giro su internet per comprendere che non sarei mai arrivato primo ed indovinare il vincitore. Il nominativo del mio 'pari merito' era estremamente collegato con l'amministrazione che aveva indetto il concorso.

Ho fatto finta di niente e mi sono presentato alla sessione orale. Abbiamo atteso alcuni candidati, compresa quella che sarebbe stata la vincitrice, ben oltre un'ora da quello che era stato dichiarato l'inizio dell'esame e non ho alcun dubbio nel definirlo fuori della legalità.

Quando finalmente eravamo tutti, noto che i fogli con le domande per l'orale non sono stati prelevati da buste sigillate, come solitamente viene fatto, ma sono stati ritagliati ed inseriti in una scatola per essere scelti dal candidato.

Perché non l'ho fatto notare al presidente della commissione?

Signori, sono sempre stato polemico, ma autolesionista no, non in questo momento.

Come è finita? Come doveva finire. Dovevano fare due domande a testa e a me ne hanno fatte tre. Come avevo previsto è passato il mio 'pari merito'.

In un altro concorso, alla prova di preselezione, dopo soli 18 minuti tre candidati consegnano il foglio di domande completato mentre la grande maggioranza dei partecipanti consegna dopo oltre un'ora.

I test erano cento. Indubbiamente questi tre erano preparatissimi, dei veri fenomeni. Ma il gioco è questo ed io non sono riuscito a cambiarlo. E sì che mi piacerebbe!

Nell'avventura dei concorsi quello che più mi ha lasciato l'amaro in bocca è stato il dover tentare di togliere un posto, che per la mia anzianità non era certo allettante, a tanti giovani ancora fortunatamente pieni di entusiasmo. Nei contatti che ho avuto con loro ho sempre cercato di non far trasparire la mia disillusione e di non contaminare la loro speranza ed è stato veramente difficile.

Un unico divertimento. A guardare bene tra la folla dei partecipanti si distinguono alcune figure interessanti, quasi dei personaggi mitologici. Ci sono i collezionisti di concorsi, strani animali bipedi, forniti di tutti i testi consigliati e sottolineati in ogni loro parte. Costoro hanno al loro attivo la partecipazione a decine e decine di concorsi. E se pensiamo che i libri hanno un loro costo e che ad ogni concorso corrisponde una tassa ed una raccomandata ... ditemi chi ci guadagna.

Seguono, spesso provenienti dalla provincia, le belle a mammà. Giovanissime accompagnate soprattutto dai papà che se le guardano con il sorriso e la speranza negli occhi mentre, annoiate se non indispettite dalla presenza del genitore, se ne tengono a dovuta distanza.

Voglio finire con la categoria delle bravissime. Sanno tutto ed hanno fatto decine di concorsi. 'Come, tu non l'hai preparato su questi testi?' mostrando lo zaino pieno di libri ed appunti. Ma quanta fatica, quanti testi e quanti concorsi ancora prima di un risultato?


Epilogo (Al servizio di Sua Maestà)

I tre anni di mobilità sono passati: se in fretta o lentamente non lo so.

Alla fine sono ancora fuori dal circo. L'età è un percorso a senso unico e non è possibile tornare indietro e, a parer mio, è meglio così. Il circo è alla ricerca di specialisti ed io non mi riconosco in questo circo; quello che ho appreso fino ad oggi ha un'ampiezza tale da abbracciare più di un circo. Per il momento, però, continuo a fare quello che mi riesce meglio ovvero il consulente informatico (con puntate nel mondo della scrittura e dell'editoria digitale).

La bellezza del lavoro di consulenza è tutta nella libertà di cui si gode. E' vero che vi chiameranno con la pretesa che partiate subito per risolvere il loro grande problema, ma è vero pure che, in quel preciso momento, hanno chiamato voi e potete gestire tutto con i vostri tempi e, a volte, con le vostre richieste economiche e soprattutto con le vostre idee di rivoluzionare un mondo del lavoro senza storia.

Fate in modo che i vostri introiti siano sempre corretti, non esagerati.

Provate a far sì che i tempi siano al vostro passo e non voi al passo con i tempi.

Il mercato è una cosa, voi siete un'altra.

Voi non siete in vendita né in saldo, voi date un contributo lavorativo all'intero paese, sia con il vostro impegno professionale sia con il vostro modo di pensare.

Se vogliamo cambiare questo stupido mondo ed il suo aberrante modo di considerare il mercato dobbiamo comportarci diversamente.

Date spazio alla collaborazione e non alla competitività.

Tenete a mente che il vostro interlocutore non è un'azienda, ma un cittadino alle prese con le più disparate situazioni: il computer infettato da virus e programmi malevoli, le finestre del browser che non si aprono, le nuove installazioni, i sistemi operativi falsamente obsoleti.

Ricordatevi che chi vi cerca ha effettivamente una necessità per poter continuare a lavorare a sua volta o per poter vivere una vita con la tecnologia al suo servizio e non viceversa. Proviamo a variare il nostro stile di vita per evitare che continui a sviluppare dipendenza nei confronti di una tecnologia volutamente invasiva.